È una risposta complessa, perché Architettura vuol dire tante cose. Se però dovessi scegliere le più importanti direi che un’opera di architettura è sempre e prima di tutto una soluzione ad una necessità reale. Questa necessità poi può essere di tanti tipi: estetica, funzionale, pratica. Il lavoro dell’architetto è sempre quello di capirla, ascoltando e ponendo le domande giuste: solo a quel punto può mettere la propria competenza tecnica al servizio dei bisogni reali del committente.
“Essenzialmente” forse è troppo, ma senza dubbio l’architettura è anche una questione pratica. Pensi a hotel, locali, centri direzionali: sono tutti progetti che prima di tutto sono investimenti di denaro. Gli investimenti hanno tempistiche rigide, e per affrontarli con serenità bisogna mantenerle. Per far questo uno studio di Architettura deve conoscere approfonditamente la realtà pratica dei lavori e saper organizzare i tanti attori di un progetto: così è possibile assicurare che tappe e scadenze siano rispettate.
Assolutamente. Gli aneddoti sui costi che lievitano senza controllo durante la realizzazione di un progetto si sprecano, e purtroppo evidenziano un problema che si deve invece combattere attivamente. Un capitolato preciso è un patto con il committente: la soglia che si stabilisce in quella sede è un vincolo che deve essere mantenuto senza se e senza ma. È un fatto di serietà.
Potrei dirle che quello etico è uno degli aspetti fondamentali, e non soltanto per quanto abbiamo detto finora. Pensi a quante persone sono coinvolte in un progetto architettonico: tutte a titolo e con compiti differenti, ma tutte essenziali per conseguire il risultato finale. Tutte quindi hanno diritto all’identica dignità e allo stesso rispetto. Prendere scorciatoie che compromettano questo punto è inaccettabile.
Nella pratica, è fondamentale coniugare certi aspetti organizzativi. Prima di tutto la stabilità: per esempi lavorare con strumentazione propria, non noleggiata o affittata, per poter garantire sempre ai clienti la disponibilità delle attrezzature necessarie. Allo stesso modo, la squadra: è vitale costruire un gruppo davvero affiatato. Tutti così possono portare un elemento personale di creatività, che è importante, perché il lavoro collettivo è sempre fertile.
A noi la concretezza piace molto. È vero però che ci sono anche elementi immateriali e non meno importanti. Sicuramente il primo è l’esperienza, perché è la sola garanzia di saper prevedere e prevenire le complessità e le problematiche che emergono durante un lavoro. Un altro fattore importante, come dicevamo prima parlando di lavoro collettivo, è essere aperti alla collaborazione. Non intendo solo all’interno dello Studio: ci sono sempre cose da imparare nel contatto e nello scambio con altri professionisti. Nessuno ha in mano l’unica verità, l’ultima parola sull’Architettura.
Guardi: io sono d’accordo con Barragàn, quando dice che “ogni opera di architettura che non esprime la serenità è un errore”. Al di là di tutte le considerazioni che abbiamo fatto, lo scopo dell’architettura è creare spazi capaci di generare benessere per chi ne fruisce vivendoci, lavorandoci o attraversandoli. Io credo che, alla fine, Architettura debba voler dire anche felicità.